Il Teatro

Presso gli archivi SIAE (sezione Drammi, Operette e Riviste) sono registrati, in una scheda personale scritta a mano, 69 lavori a firma Raffaele Cutolo, 42 dei quali indicati come «rivista» e 19 come «scenetta», in un arco di tempo che va dal 30 settembre 1938 al 20 marzo 1958, se si esclude un’ultima rivista «Spogliarello in platea» registrata in data 27 luglio 1963.


Nell’elenco compaiono anche un’opera di cabaret («Serafina», 1948), uno «scherzo canoro» («Casanova Bar», 1938), una farsa («Si recita in casa Coppilecchio», 1943), quattro «radioscenette» («Le cento fatiche di Ercole e Gennarino», per «Rosso e Nero», 1953) e una radiorivista («Spessa e Piero», 1953).


L’elenco, tuttavia, pur rispecchiando evidentemente le dichiarazioni dei soggetti firmatari dei bollettini di denucnia delle singole opere, appare impreciso e incompleto.


Ecco un elenco di titoli mancanti, con relativo supporto documentale:


Turillo il Nippolo  farsa  (data imprecisata) - Dattiloscritto

’A gelusia sceneggiata (data imprecisata) - Locandina

Le strade di questa città collaborazione a rivista di Mario Cotone (data imprecisata) - Locandina

Piedigrotta in frak n.2 rivista con Antonio Viscione - Vian (1951) - Ritaglio stampa

L’indimenticabile agosto dramma, riduzione da Umberto Morucchio (1955) - Programma

Sette note per tanti... motivi  collaborazione a rivista di Mario Cotone (1955) - Ritaglio stampa


   

 

Pastorelli in città


Lo sketch faceva della rivista «Scampoli» (1944) e fu interpretato da Nino Taranto, Dolores Palumbo, Enzo Turco e Michele Malaspina. La scenetta rappresentava due pastori di creta usciti dal presepe per andare in città, un pretesto per ironizzare sulle difficoltà della guerra - peraltro ancora combattuta a Nord della Linea Gotica - dall’aumento dei prezzi alla borsa nera,  dalle ruberie dei gerarchi fascisti in fuga al coprifuoco. Dello sketch esistono diverse versioni, adattate dagli autori alla fase politica e alla località dove avveniva la rappresentazione.

La versione che segue proviene dal dattiloscritto originario della rivista.



Taranto(trascinando la pastorella per la mano) Cammina, cammina, pare che hai le gambe ingessate!

PalumboMa sei un bel tipo, Marcantonio mio! Ma che facciamo? Camminiamo sempre? Io tengo pure famma!

TarantoSolo questo sai dire, solo questo! Adesso domandiamo a qualcuno dove sta quest’osteria!

PalumboMa a chi vuoi domandare, Marcantonio mio, non vedi che qua non ci dà retta nessuno?

TarantoE che la colpa è mia?

PalumboTe l’ho detto che la città non è per noi!

TarantoSei sempre l’eterna scontenta! Sul presepio ti lamentavi che non era vita per noi, che non vedevi l’ora di venire in città; e adesso che stiamo in città…

Vigile(entra e gironzola intorno ai due pastorelli con aria sospettosa)

Taranto (piano a lei) Angelarò, questo ce l’ha con noi.

Palumbo(impaurita) Sì, è  vero. proprio con noi.

Vigile(al pastorello) Documenti!

TarantoCome?

VigileDocumenti! Documenti! Le vostre carte!

TarantoQuali carte?

VigileFuori i documenti! Fatevi riconoscere!

TarantoE questo è il guaio. Qua non ci riconosce nessuno!

VigileInsomma, poche chiacchiere! Chi siete? Da dove venite? Cosa fate qui? Perché non avete documenti? Chi può stabilire la vostra identità?

TarantoPiano, piano, quanta roba! Una cosa per volta.

Passante(alquanto brillo, attraversa la scena e si avvicina al pastorello) Paesà… Ossignoria (e saluta).

VigileAvanti, avanti, cammina (e spinge lievemente il passante che si allontana e scompare) Dunque, parlate e non mi fate perdere tempo e pazienza!

Taranto(piano a lei) Mo’ la perdo io la pazienza! (forte) Ecco qua, signor generale… (lazzi) Noi siamo due pastorelli, due poveri pastorelli…

PalumboChe si trovano sperduti in mezzo alla confusione della città.

VigileMa allora perché ci siete venuti?

TarantoNon ci siamo venuti… Ci hanno mandati…

PalumboCi hanno detto, andate, andate in città perché qui non siete più sicuri.

TarantoLa cosa buffa non è questa: è che prima quelli della città le mandavano fuori, adesso invece quelli di fuori li fanno venire in città. Tu mo’ che mi sembri una persona istruita che ci consigli: dentro o fuori?

VigileE che vi posso dire? Da una parte e meglio stare dentro e dall’altra forse è meglio star fuori!

PalumboMarcantò, tu che dici?

TarantoMezzo dentro e mezzo fuori!

VigileInsomma siete sfollati!

TarantoGià.

VigileVi hanno fatto evacuare!

TarantoAnche

VigileE da dove venite?

TarantoEcco qua, noi stavamo sul presepio!

VigileSul presepio?

TarantoSiete cristiano voi? Avete mai visto un presepio?

VigileSicuro, ma…

TarantoOh! Sia benedetto il cielo! Noi stavamo sul presepio! Ma che volete, signore mio; di questi tempi nemmeno sul presepio si può stare! uno squallore, vi dico, uno squallore!

PalumboSpecialmente questo Natale scorso, non vi dico, non c’era rimasto più nessuno!

TarantoTutti sfollati! E allora noi pure abbiamo detto: E che facciamo? Che aspettiamo che ci sinistrino? E così siamo sfollati anche noi.

VigileMa non sapete che per stare in città,. anche per gli sfollati occorre un permesso?

TarantoUn permesso di chi?

VigileC’è un ufficio apposta!Andate e ve lo rilasceranno!

PalumboSi, va bene. Vi andremo e celo faremo rilasciare, ma questo dopo… prima andiamo a mangià, perché tengo famma!

TarantoSissignore, va bene, andiamo a mangiare! Basta che ’a fernisce! (al vigile) Scusate, voi sembrate una persona per bene. Ci hanno detto che c’è una buona osteria in Via del Confalone! Dove si trova questa via?

Vigile(consultando la guida) Confalone, Confalone, Confalone! No! Via del Confalone non c’è!

TarantoCome non c’è? Ci sono stati certi pastori paesani nostri nla settimana scorsa c’era. Com’è sparita?

VigileLa settimana scorsa c’era, ma adesso non c’è più! Cioè, per meglio dire c’è ma non si chiama più Via del Confalone. Le hanno cambiato nome!

TarantoE come si chiama adesso?

VigileFino alla settimana scorsa si chiamava Via del Confalone, quattro giorni fa: Via del Canalone e stamattina…

TarantoVia della Confusione!

Passante(ritorna barcollando e si riavvicina al pastorello) Paesà, ossignoria… (e saluta)

Vigile(al passante) Ti ho detto cammina, cammina che non è aria… (il passante va via)

PalumboE dove si trova questa confusione che io tengo famma?

TarantoSangue della miseria, ma solo questo sai dire: Tengo famma?

VigileE poi, scusate se intervengo, mi pare che il consorte ha ragione! Senza contare che, scusate, eh! è pure un poco volgaruccio sentir dire da una donna: tengo famma!

PalumboE allora: posseggo appetito. Va bene?

TarantoIo so che quando passa l’orario che io dovrei mangiare, mi si chiude lo stomaco e non se ne parla più, ma tu, sangue della miseria, lo stomaco ce l’hai sempre aperto. E fai un po’ di chiusura festiva! Che ti credi che stiamo sul presepio? Qua stiamo in città!

PalumboPerché in città non si può avere fame?

VigileBeh! In ogni modo domani procuratevi questo permesso e mettetevi a posto con i documenti, se no passerete un brutto quarto d’ora! Qui non stiamo sul presepio. Qui si vive in un’altra maniera.

Attore(sarà entrato sulle ultime battute del pastorello rivolto al vigile sottovoce) E non glielo dite come viviamo! Non li avvilite di più. Sono già tanto addolorati per aver lasciato il loro casolare! Chiudete un occhio e lasciate correre! Una volta tanto! (forte) Anch’essi soffrono, anch’essi hanno un cuore…

TarantoE come… (alla pastorella) Angelarò, ci domanda se abbiamo un cuore.

PalumboIo tengo famma!

TarantoChe ti pigli un accidenti!

Passante(rientra barcollando e si avvicina al pastorello) Paisà…

Vigile (assieme all’altro attore trascinando via il passante brillo).


PASTORELLI (Musica)


PalumboDov’è il presepio antico, la roccia coi ruscelli…

Taranto… la stella guidatrice, i Magi coi cammelli?

PalumboDov’è, dov’è il pastore che andava un dì alla grotta

che in dono un dì portava ’na sporta di ricotta.

TarantoSe adesso non la porta, quel tale non è un vile,

cu’ chisti prezzi ’e cielo: 300 lire ’o chilo.

PalumboAdesso nel presepio è chiusa pure l’osteria…

Taranto… e non c’è più neppure ’o cacciatore, bella mia.

PalumboFinanche ’o zampugnaro più non suona, che vergogna!

TarantoNun sona perché forse mo’ nun tene cchiù’a zampogna.

PalumboAdesso sul presepio poche cose son restate…

Taranto… se so’ purtate tutto chilli llà ca so’ scappate.

A due vociUllero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullà.


PalumboDov’ la lavandaia sul rustico balcone?

TarantoAdesso più nun lava, nun tene cchiù ’o sapone.

PalumboDov’è quel pecoraro che andava alla capanna…

Taranto… portando la buonanima del latte con la panna?

PalumboSe lo portasse adesso sarebbe una tristezza…

Taranto… prima era tutto burro, adesso è una schifezza.

PalumboNon porta a pascolar le pecorelle più il pastore…

Taranto… quest’anno ’e pecorelle se ll’ha fatte a ’a cacciatora

PalumboE non ci sono più neppure il bue e l’asinello…

Taranto… già ll’hanno macellate e l’han vendute per vitello.

PalumboQuest’anno molte cose sono state un po’ ristrette…

TarantoCca invece ’e mezanotte ’o Bammenniello nasce ’e sette.

A due vociUllero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullà.


PalumboCon il nuovo Natale noi speriamo di tornare

TarantoVeder la nostra stella nuovamente di brillare

PalumboTrovare sul presepio tutto calmo, tutto bello

TarantoLa lavandaia, il pastore, l’oste il bue e l’asinello.

PalumboChe sia finito tutto: tristi, pianti, schianti e lotte.

TarantoChe finelmente nasce ’o Bammeniello a mezanotte!

A due vociUllero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullà.



In una seconda versione del cantato, che reca il timbro della censura della Repubblica sociale italiana (visibile qui sopra), la parte finale della prima strofa - quella con ci sono i riferimenti alle ruberie  - è stata cambiata interamente e sostituita con la seguente:


PalumboNeppur lo zampognaro sul presepio non appare…

Taranto… perché gli hanno levato la llicenza per suonare.

PalumboSoltanto il cacciatore si fa ancor la sparatella…

Taranto… lui tutt’’e notte spara e nuje sentimmo ’a tarantella.

A due vociUllero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullà.


Un’ulteriore versione, la cui registrazione è conservata presso l’Archivio sonoro della Canzone napoletana, curato da Paquito Del Bosco, è una versione successiva, sicuramente posteriore al referendum istituzionale del 2 giugno 1946, dal momento che si parla del Presidente al posto del bambinello.


PalumboDov’è il presepio antico, la roccia coi ruscelli…

Taranto… la stella guidatrice, i Magi coi cammelli?

PalumboDov’è quel pecoraro che andava alla capanna…

Taranto… portando la buonanima del latte con la panna?

PalumboSe lo portasse adesso sarebbe una tristezza…

Taranto… prima era tutto burro, adesso è una schifezza.

PalumboAdesso nel presepio molte cose sono cambiate…

Taranto… le usanze di una volta si son tutte trasformate.

PalumboPastori e pastorelli come prima chiano chiano

Taranto… so’ andati alla capanna anche quest’ultimo Natale…

Palumbo… ma invece di portare l’oro e i doni al Bambinello

Taranto… se so’ rubati il bue ’a mangiatoia e l’asinello

A due vociUllero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullà.


PalumboAdesso sul presepio rinnoveranno tutto…

Taranto… ti lasceranno il bello, si porteranno il brutto.

PalumboCambieranno la grotta, la grotta del Messia…

Taranto… cambieranno il ruscello la stella e l’osteria.

PalumboLe pecore soltanto non cambieranno mai…

Taranto… perché in fatto di pecore qua stiamo a posto assai.

PalumboMo’ cambieranno tutto, rifaranno tutto bello

Taranto… la lavandaia, il pastore, l’oste, il bue, l’asinello…

Palumbo… e cambieranno pure la famosa pastorale…

Taranto… che per il Re dei re rappresentava ’a Marcia reale…

Palumbo… e invece del Bambino, del Messia, l’Onnipotente…

Taranto… quest’anno nella grotta metteranno ’o Presidente.

A due vociUllero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullero, ullà.


PalumboOrmai con l’avvenire che ci dà la nuova stella…

Taranto… non piange più il pastore, più non piange ’a pastorella…

Palumbo… adesso sul presepio tutti i pianti so’ finiti…

Taranto… la lacrime dagli occhi dei pastori so’ sparite…

Palumbo… perché i tre grandi Magi per vederci ben piazzati…

Taranto… dagli occhi pure ’e llacreme da nuje se so’ pigliate.


(parlato)

PalumboMarcanto’, andiamo che tengo fame

TarantoNina, questa famme, sempe cu’ la famme…

PalumboMa che vuoi, se nun mangio, nun me passa….

Le riviste di maggior successo


Scampoli

1944 (con la collaborazione di Nino Taranto, Enzo Turco, Epifani)

con Nino Taranto, Enzo Turco, Dolores Palumbo

Debutto: Roma, Teatro Quattro Fontane

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Scampoli (1.367 Kb).pdf


Ma pensiamo un po’ a cantare

1945 (con la collaborazione di Manfredi Cotone)

con Alberto Rabagliati, Elena Grey, orchestra di Nello Segurini

Debutto: luglio 1945, Roma, Teatro Splendore


È tornata la luce in città

1945 (con la collaborazione di Pambianchi)

con Dante Maggio, orchestra di Nello Segurini

Debutto: 4 settembre 1945, Roma, Teatro Splendore


Com’era verde la nostra valle

1946 (con la collaborazione di Nino Taranto, Alfredo Polacci,

Luigi Pisani)

con Nino Taranto, Dolores Palumbo

Debutto: 21 settembre 1946, Milano, Teatro Lirico

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Com'era verde la nostra valle (1.364 Kb).pdf


A Terronia si canta così

1947 (con la collaborazione di Simonetti, Marchionne, Consalvo)

con Renato Rascel

Debutto: Roma, Arena Cosmo


Ma il sole è nostro

1947 (con la collaborazione di Elena Pennisi)

con Tecla Scarano, Carlo Campanini, Giuseppe Porelli

Debutto: 4 novembre 1947, Napoli, Teatro Mercadante

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Ma il sole è nostro (388 Kb).pdf


Quando spunta la luna in Italy

1949 (con la collaborazione di Mario Amendola, Ruggero Maccari, Mario Mangini, Francesco Cipriani Marinelli)


Settimana... in tram

1951 (con la collaborazione di Consalvo)

Debutto: 1951, Roma, Teatro Bernini


Anche stasera si prova

1954 (con la collaborazione di E. Musy)

Debutto: 24 febbraio 1954, Roma, Casina delle Rose (?)

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Anche stasera si prova (712 Kb).pdf


Questo elenco di opere è stato ricostruito

in base ai ritagli stampa disponibili 

e alle dichiarazioni depositate presso la SIAE.

Queste ultime, tuttavia, non sempre corrispondono alla realtà,

essendo frutto di accordi tra i dichiaranti,

che talvolta non corrispondono ai reali autori dell’opera.

Saranno graditi tutti i contributi in grado di chiarire

non solo la titolarità artistica, ma anche le date

e ogni altro  dato utile ad una maggiore precisione dell’elenco.


Io ho ulteriori informazioni

Qui sopra

Dolores Palumbo, Raffaele Cutolo, Nino Taranto e Enzo Turco


A destra, in alto

Giuseppe Porelli, Tecla Scarano, Raffaele Cutolo e Carlo Campanini durante le recite di «Ma il sole è nostro»


Qui a destra

Raffaele Cutolo in scena per «Autori alla ribalta», un originale spettacolo che portava sul palcoscenico gli autori delle riviste di maggior successo dell’epoca

Qui sopra

La copertina del dattiloscritto di «Turillo il Nippolo»

Qui sopra

Il programma di «Indimenticabile agosto»


A sinistra

La locandina di «’A gelusia»